Mentre si celebrano sui giornali i 27 milioni di euro stanziati per reimpiantare ulivi DEFINITI resistenti alla Xylella, è doveroso RICORDARE alcune questioni.

1. Alcune delle varietà dichiarate resistenti sono semplicemente tolleranti, ovvero pur contraendo il batterio sono capaci di continuare a vegetare e produrre. In pratica quello che già fanno le cultivar autoctone che non disseccano anche in presenza di xylella o, quando disseccate, sono ritornate al pieno stato vegetativo e produttivo.
2) I finanziamenti a sostegno delle cultivar cosiddette resistenti sono definite SAD, sussidi ambientalmente dannosi, dal Ministero dell’Ambiente in quanto dannose per la biodiversita’, il suolo e l’ecosistema.
3) Alcune delle varietà dichiarate come resistenti e autorizzate dalla Regione Puglia per l’impianto nell’area infetta sono coperte da brevetto. Per esempio la titolarità del brevetto (concesso nel 2019) della varietà “Lecciana” (autorizzata dalla regione) è dell’Università di Bari e della multinazionale spagnola Agromillora. Il pagamento di queste royalties impone agli agricoltori costi aggiuntivi per ogni singola pianta acquistata. Questo sistema favorisce le aziende detentrici dei brevetti, mentre gli olivicoltori che stanno ottenendo ottimi risultati sulle varietà autoctone, già esistenti nel nostro territorio da centinaia e migliaia di anni (e quindi libere e non coperte da brevetto), nella cura del disseccamento attraverso protocolli agronomici sostenibili, a proprie spese, non ricevono alcun sostegno economico!!! È invece fondamentale e di vitale importanza che le politiche agricole finanzino le pratiche agronomiche sostenibili già in atto. Solo così si potrà garantire una vera rinascita dell’olivicoltura pugliese di qualità.”
