PIANO XYLELLA – TRA ERRORI E VIOLAZIONI, IL 5 LUGLIO CITTADINI DI NUOVO AL TAR CONTRO LA REGIONE PUGLIA

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Piante infette inesistenti, dati falsati, coordinate sbagliate, abbattimenti illegittimi di olivi monumentali negativi al batterio, errori nelle procedure di campionamento, incredibile “sciatteria” nei monitoraggi, mandorli scambiati per ulivi e leccini abbattuti nonostante i finanziamenti pubblici elargiti dalla Regione per impiantarli: tra Castellana Grotte e Alberobello continua un ecocidio senza precedenti, supportato esclusivamente dall’arroganza di dirigenti amministrativi e personaggi politici che, non avendo più argomenti convincenti né tantomeno numeri o basi scientifiche, per perseverare in questa direzione, altro non possono fare che utilizzare la forza.

I dati parlano chiaro: non esiste una situazione di epidemia e quindi di emergenza. Dai risultati dei monitoraggi pubblicati sul sito www.emergenzaxylella.it, si apprende che le percentuali di positività nelle zone delimitate sono estremamente basse (sempre sotto lo 0,5%, su tutto il territorio monitorato). In Salento addirittura le piante positive sono lo 0,22% del totale delle piante analizzate (ovvero 136 piante positive su 61.068 piante analizzate), percentuale poco differente dall’area delimitata Monopoli con una percentuale pari allo 0,17% (ovvero 76 piante positive su 43.531 piante analizzate) così come dalle altre aree, dove attualmente vengono abbattute oltre alle piante infette anche quelle ricadenti nei 50 metri. Tali percentuali risultano inspiegabilmente inferiori rispetto a quelle dell’Area indenne – Nord Puglia dove la percentuale è pari allo 0,29% (ovvero 57 piante positive su 19.386) mentre dovrebbe essere pari allo 0% visto che, per la Regione, tale area corrisponde alla “gran parte del territorio regionale in cui l’organismo nocivo non risulta ancora presente”. Del resto, la mancanza di “uno scenario di vera e propria emergenza fitosanitaria” è già stata rilevata anche dal TAR di Bari in diverse sentenze emesse a marzo 2023 (nn° 546, 547, 548, 575, 576, 577) che anche con questa motivazione ha annullato le determine di abbattimento in agro di Ostuni.

Cosa si sta abbattendo quindi?

Per oltre il 90% dei casi si stanno abbattendo piante di olivo, ciliegio e mandorli (oltre a tante altre) in perfetto stato vegetativo, negative al batterio o non analizzate.
Dai documenti ufficiali della Regione Puglia si apprende, infatti, che da giugno 2022 a giugno 2023 sono stati distrutti 4.522 olivi (in maggioranza plurisecolari) di cui solo 316 positivi. Cioè 4.206 olivi sono stati abbattuti nonostante l’assenza del batterio e malgrado la recente disposizione dell’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia (n° 3602 del 14/04/2023) che stabilisce che gli olivi monumentali ricadenti nell’area di 50 metri intorno alle piante infette, prima di essere toccati, devono essere segnalati alla “Commissione tecnica alberi monumentali” per il riconoscimento della monumentalità e che per le piante riconosciute come monumentali deve essere attivata la richiesta di autorizzazione paesaggistica. Solo nel caso in cui questa venga concessa si potrà procedere al loro abbattimento. Quello che di fatto è accaduto, invece, è che la Regione ha proceduto all’abbattimento di piante con evidenti caratteristiche di monumentalità prima dell’accertamento da parte della Commissione tecnica e prima di ricevere l’autorizzazione paesaggistica necessaria all’abbattimento, in piena violazione quindi della disposizione stessa.

Ma non finisce qui. Perché com’è stato denunciato anche dai diretti interessati, spesso la pianta “positiva” per la quale sono stati abbattuti i 50 metri circostanti, neanche esisteva. Oltre alle evidenze riscontrate sui terreni raggiunti da determina, con riferimento ad esempio alle geolocalizzazioni errate comprovate da perizie tecniche e per giunta ammesse dalla Regione stessa, basta leggere le tabelle dei monitoraggi riportati sul sito ufficiale della Regione Puglia per riscontrare diverse anomalie quali per esempio piante abbattute nei 50 metri in assenza, però, di piante positive, condizione necessaria per l’abbattimento delle piante circostanti. Addirittura, risultano esserci piante campionate, analizzate e, in alcuni casi, abbattute in assenza di attività di ispezione.

Questo, per l’ennesima volta, conferma la mancanza di affidabilità dei monitoraggi così come già emerso in diverse occasioni. Per esempio nell’agro di Monopoli, dove l’olivo risultato infetto dalle analisi effettuate a dicembre 2018, in seguito al sequestro disposto dalla Procura di Bari, è stato poi accertato come negativo. Questa circostanza ha impedito che fossero abbattute tutte le piante ospiti presenti nel raggio di 100 metri dalla suddetta pianta, cioè sarebbe stata desertificata una superficie di 3,14 ettari a fronte di una pianta erroneamente risultata infetta. O ancora nell’agro di Locorotondo dove l’olivo dichiarato infetto con determina n° 118 del 2020, a seguito di un’ulteriore analisi che dava risultato negativo è stato salvato dall’abbattimento. E infine dalle indagini della Procura di Lecce che ha documentato “un’incredibile sciatteria” nelle operazioni di campionamento a tal punto “da mettere in serio dubbio anche i risultati degli accertamenti in campo su cui poi sono state basate le conclusioni scientifiche degli enti coinvolti”, per cui sono stati rilevati “molteplici aspetti di irregolarità, pressapochismo, negligenza”.

Nonostante le evidenze, le violazioni e la falsa applicazione delle procedure di monitoraggio previste dal legislatore regionale, l’inattendibilità delle operazioni di campionamento e di analisi, sempre più cittadini si trovano da un giorno all’altro occupati i loro terreni, abbattuti i loro alberi e distrutta la loro terra.

In una situazione normale basterebbe anche meno di questo per fermare un tale ecocidio, per punire chi ha commesso reati, con gravi risvolti anche sul piano penale (trattandosi di proprietà privata), e finalmente tutelare nuovamente un patrimonio di inestimabile valore di cui gode tutto il popolo pugliese, ristabilendo finalmente uno stato di diritto e il rispetto della nostra Costituzione, violata e umiliata da quasi 10 anni.

In questo confidano le centinaia di persone che continuano ad affidarsi alla giustizia attraverso i ricorsi ai TAR e ai Tribunali Civili, nonché le denunce alle Procure. L’attenzione ora va alla decisione del TAR di Bari del prossimo 5 luglio, inerente il ricorso presentato contro la Delibera regionale 1866 del 2022 che sta causando una distruzione senza precedenti del nostro patrimonio olivicolo e naturale, nonché dell’economia locale.

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